Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine dell’antica Rocca di Savignano e il 5 novembre dello stesso anno pose la prima pietra del castello che avrebbe chiamato “Rocchetta”, dove si stabilì definitivamente a partire dal 1859 dirigendone personalmente la costruzione. La struttura, progettata inizialmente secondo l’originario stile medievale, fu arricchita poi di aggiunte sul modello dell’Alhambra di Granada e della Mezquita di Cordoba e sarebbe stata completata solo nel 1875.

All’interno della Rocchetta il conte condusse una vita da castellano medievale, con tanto di corte e buffone.Qui cominciò a dedicarsi allo studio e alla pratica della medicina omeopatica, subendone rapidamente un irresistibile fascino. Seppure non laureato (per non incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione operò sempre alla presenza di un medico) aveva sempre provato una viva attrazione per le scienze mediche: sfruttando sapientemente i mezzi dei quali disponeva e la buona affermazione che l’omeopatia andava registrando nell’Italia della seconda metà del secolo, riuscì a pubblicizzare e valorizzare in breve tempo un nuovo, personale metodo terapeutico, che chiamò elettromeopatia e dichiarò ottimo rimedio per un gran numero di patologie, in modo particolare per il cancro: consisteva, in buona sostanza, in una sorta di mescolanza di omeopatia e di fitoterapia, di alchimia e di magnetismo.